Confucio
di Mara CamelinProspettiva storica
L’epoca usualmente designata con la denominazione “antichità cinese” include, secondo la tradizione testuale, tre grandi dinastie Xia, Shang e Zhou, che regnarono principalmente nelle zone settentrionali e centrali della Cina.
La dinastia più o meno mitica degli Xia, che la tradizione fa risalire al III millennio a.C. lascia il posto, intorno al XVIII secolo a.C. alla dinastia degli Shang, espressione di una civiltà raffinata, con un sistema politico e religioso assai elaborato. Questa dinastia decadde all’inizio dell’XI secolo, con l’invasione del più primitivo popolo degli Zhou che viveva ai confini occidentali del mondo cinese di allora.
Artisticamente e culturalmente più primitivi, gli Zhou furono un popolo risoluto e ricco di energie: conquistarono enormi parti della Cina e istituirono un sistema feudale. Il primo periodo della dinastia Zhou, coincise con un periodo di relativa pace (XI-VIII sec. a.C.) che conserverà nella tradizione cinese un’aura di prestigio come modello politico, in particolare per la corrente confuciana che vi si riferisce costantemente come ad una età dell’oro.
A partire dal 770 a.C. le cose degenerarono a tal punto che una coalizione di signori feudali uccise il re e ne usurpò il potere.
E’ in questo periodo di disordine socio-politico che si affinano i discorsi filosofici: la domanda a cui occorreva rispondere non era tanto come la casa reale avesse potuto disgregarsi, quanto piuttosto come il Cielo avesse potuto permettere ad un sovrano sempre più debole di mantenere la sua corona.
“La perdita di prestigio del sovrano in carica comporta il discredito dell’istanza suprema che ne è garante, e ciò produce l’effetto di mettere in moto il pensiero filosofico” 1.
Il fenomeno Confucio
Uomo di rara qualità, pensatore, fondatore di una scuola filosofica, Confucio è soprattutto un fenomeno culturale che si fonde con il destino di tutta la civiltà cinese. Tale fenomeno comparso nel V secolo a.C., è durato per duemilacinquecento anni e perdura ancor oggi, nella società contemporanea cinese così proiettata verso il progresso. Nelle scuole cinesi, i principi del Confucianesimo sono tornati ad essere considerati fondamentali nella formazione etico-sociale delle giovani generazioni.
Confucio è la latinizzazione,operata dai gesuiti missionari in Cina dal XVI secolo in poi, del nome cinese Kongfuzi (maestro Kong). Le notizie biografiche su di lui, ci sono pervenute da opere di epoca successiva, ma nei Dialoghi, un piccolo libro compilato sulla base degli appunti dei discepoli e dei loro allievi, sono riferite nella forma del discorso diretto, le parole del Maestro. Si tratta della testimonianza più viva che ci sia pervenuta sulla sua personalità e sul suo insegnamento, e di una fonte costante di ispirazione per la cultura cinese.
I tempi di Confucio furono contrassegnati dalla disintegrazione politica e sociale e da una profonda decadenza morale come detto: avendo iniziato in giovane età a lavorare duramente e a sperimentare la sofferenza e la responsabilità, aveva una conoscenza diretta della povertà, dell’abuso politico e delle privazioni che affliggevano la gente comune.
Ancora giovane Confucio occupò un posto nel governo dello stato di Lu dove era nato, dapprima ricoprendo incarichi amministrativi subalterni poi come ministro della giustizia. Con l’esperienza che aveva fatto della miseria del popolo e della cattiva amministrazione fu naturalmente indotto a riflettere sul modo in cui la società avrebbe potuto essere corretta. La leggenda vuole che Confucio lasciò il suo paese in segno di dissenso per il malgoverno del suo sovrano, peregrinando e offrendo ad altri principati i suoi consigli e i suoi servigi. Questo “nomadismo” non ebbe grande successo, e dunque a sessant’anni Confucio fece ritorno a Lu dove trascorse gli ultimi anni della sua vita ad insegnare a discepoli sempre più numerosi.
E’ in tale periodo che secondo la tradizione avrebbe composto, o quantomeno riordinato i testi che gli sono attribuiti, e che per tale ragione rivestono carattere canonico 2. Confucio fu innanzitutto un maestro: il ruolo centrale dell’apprendimento nel suo pensiero corrisponde alla sua intima convinzione che la natura umana sia perfettibile. Nel suo insegnamento ciò che conta non è una conoscenza di ordine teorico, pur necessaria, quanto piuttosto le sue implicazioni concrete e pratiche.
La finalità pratica dell’educazione consiste nella formazione di un uomo capace di servire la comunità, sul piano politico, e di diventare un uomo di valore sul piano morale; i due ambiti si identificano in quanto servire il proprio sovrano è paragonabile a servire il proprio padre.[……] Lungi dall’intento di sovvertire l’ordine gerarchico Confucio lo sancisce, ma immettendovi un significato morale: la responsabilità dei membri dell’ elitè colta è precisamente quella di governare gli altri per il loro sommo bene. In tal modo si delinea fin da subito il destino “politico” dell’uomo colto che invece di ritagliarsi un ruolo di coscienza critica e tenersi in disparte, avverte invece la responsabilità di impegnarsi nel processo volto ad armonizzare la comunità umana.
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Centrale dunque nel pensiero confuciano è l’essere uomo: ciò che conferisce all’uomo la sua umanità è chiamato nel Confucianesimo ren ed è la fonte di tutti i principi e le azioni umane. Traducibile come “qualità umana” o “senso dell’umanità”, è ciò che costituisce fin da principio l’uomo come essere morale nella sua fitta rete di relazioni con gli altri. Di conseguenza la prima regola del Confucianesimo è di agire in conformità al ren. Quando tutti i rapporti umani sono giustamente ordinati secondo lo ren, viene raggiunta la felicità.
Lo ren è la sorgente delle azioni e delle relazioni umane, ma il li (ordine) è necessario per il loro controllo e la loro regolamentazione.
Questi due concetti di ordine (li) e umanità (ren) sono alla base del Confucianesimo.
Il concetto di li include molti significati: significa religione, principio generale dell’ordine sociale, corpo delle pratiche sociali, morali e religiose insegnate e razionalizzate da Confucio. Ma anche il rituale e la cerimonia.
E significa inoltre un sistema di ben definite relazioni sociali con precisi atteggiamenti reciproci: amore nei genitori, pietà filiale nei figli, lealtà tra amici, rispetto per l’autorità tra gli individui e benevolenza nei legislatori. Indica la disciplina morale nella condotta personale dell’uomo, e significa infine giustezza in ogni cosa. I concetti e virtù fondamentali che costituiscono il più generale concetto di li, sono: ren (senso dell’umanità o sensibilità umana), yi (rettitudine, disposizione morale a fare il bene, hsiao (pietà filiale).
1 Anne Cheng, Histoire dé la pensée chinoise, Seuil,Paris, 1997, [trad. it. a cura di A. Crisma, Storia del pensiero cinese, Einaudi, Torino 2000, p. 43.
2 Secondo la tradizione l’espressione del pensiero di Confucio è contenuta nei Quattro Libri: Analecta Confuciana, (Lun Yu), massime e detti di Confucio rivolti ai suoi discepoli, riuniti e pubblicati da questi; La grande dottrina (Ta Hsueh), insegnamenti di Confucio che contengono le sue idee sul modo di governare; La dottrina del significato (Chung Yung) insegnamenti attribuiti a Confucio e riguardanti le regole della vita; Il libro di Mencio (Meng-Tzu) che comprende l’elaborazione di alcuni principi confuciani per opera di Mencio, uno dei primi commentatori di Confucio.
3 Anne Cheng, Op. cit. pp.50-51.
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